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La sintesi riduttiva e le nuove generazioni

16 settembre 2009
Stanotte, durante una delle mie prolifiche - ché a volte nascon dei figli, dopo - insonnie, pensavo ai blog, a facebook e a twitter. Io scrivo meno sul blog, da quando esistono 'sti mezzi bastardi. I pensieri e i ragionamenti ci sarebbero, le emozioni da raccontare e gli episodi degni di nota e di condivisione anche. Allora mi domando se questo virare della comunicazione verso sintesi riduttive e soporifere non sia lo specchio di quel che accade alle nuove generazioni. E a parte delle vecchie, direi. Ci si accontenta di poco, non si argomenta e non si chiedono spiegazioni approfondite e resoconti circostanziati. E così una serie di baracche di legno diventa un paese ricostruito, un discorso ben declamato diventa vangelo, un cambiamento globale di televisori diventa normale - fatto salvo il guadagno astronomico del fratello di Silvio - uno spettacolo televisivo diventa un evento imperdibile. Sono certa che sulla comunicazione sono state spese più parole che zanzare in Africa, il mio non vuole essere altro che un piccolo resoconto di una notte senza sonno. Però sono convinta che mettere le parole una dietro l'altra, preoccupandosi che abbiano coerenza e senso, sia un esercizio importante. Per non addormentarsi, per non tornare ad una condizione simile al preilluminismo, quando bastava una tonaca scura per condizionare menti e vite altrui.
 
posted by Albamarina at 10:19 | |email