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Qui stasera si parla di scioperi

13 ottobre 2008
Facciamo alcuni esempi di scioperi efficaci: i mezzi pubblici li usano in tantissimi. Chi va in auto maledice lo stesso gli scioperi degli autobus, perché intasano ancora di più le strade. Se scioperano i farmacisti, insomma, una supposta di glicerina non si dovrebbe negare a nessuno. Quando scioperano i medici di famiglia è il panico: tutti andiamo dal medico, ci piaccia o no. Se lo sciopero riguarda gli aeroporti, ogni telegiornale ci delizia con immagini di derelitti appollaiati sulle sedie delle sale d'attesa. I ferrovieri, i metalmeccanici, gli infermieri. Se poi a scioperare sono i benzinai, in giro si respira aria di solidale emergenza, ché l'auto - se non scioperano i tranvieri - è il nostro unico, vero rifugio.
Gli insegnanti, invece, non se li fila nessuno. Intanto perché non tutti gli utenti, contrariamente alle maggior parte delle categorie, ne sono toccati. Se penso a tutte le persone che conosco, più di due terzi non hanno figli in età scolare, quindi dello sciopero degli insegnanti non gliene può fregare di meno. Quelli che i figli li hanno, sono ormai organizzati con nonni, fratelli maggiori, zii e babysitter. Poi la categoria, ecco, la nostra categoria è proprio un'armata brancaleone. Non mi è mai capitato di partecipare ad uno sciopero davvero massiccio. I perché son tanti e non mi va di analizzarli qui ed ora - e poi a voi non frega niente, dite la verità - fatto sta che la nostra è la categoria meno compatta. Allora succede che passano le leggi più distruttive, succede che si nascondono impunemente nei decreti sulla sanità tagli chirurgici - appunto - alla scuola. Succede che due ministri due fanno a gara a chi rende la nostra categoria più maltrattata e denigrata, spalleggiati dai sindacalisti. Succede che l'opinione comune e pubblica, già intrisa di pregiudizi e di convinzioni errate, ci addita come ridicole controfigure dei lavoratori del resto del mondo, quelli veri, che sgobbano sul serio, per dire.
Io di tutto questo sono parecchio stufa. Fare l'insegnante è un grande privilegio e una responsabilità seconda solo a quella di un genitore; ma è anche una grande fregatura. Perché l'unica cosa che il resto del pianeta sa prendere in considerazione è la lunghezza delle ferie. Tre mesi, ho sentito dire da qualcuno (falso, informatevi). Ah, no, c'è anche la storia che non produciamo una cippa. Tutto il resto, tutto ciò che afferisce alla didattica, alla responsabilità morale, all'importanza del sapere, quello non interessa a nessuno. Sembra che il futuro, quello di tutti, così fortemente condizionato dall'istruzione - o dalla sua mancanza - non importi ad anima viva. Importa solo a noi, che ce lo ripetiamo come un inutile mantra, come fossimo dei paria impolverati da secoli di pregiudizi e di improduttività.
 
posted by Albamarina at 18:47 | |email