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I trecentosessantacinque giorni della famiglia

12 maggio 2007
Sono cattolica, ma se abitassi a Roma ora sarei in Piazza Navona. Sono sposata, ho una famiglia e ne sono felice, ma mi sento lontanissima dall'atmosfera del Family day. Sono un'insegnante e trovo che Fioroni, con Povia alle spalle che cantava Quando i bambini fanno oh, fosse nell'unico posto dove riesce a fare una figura decente. E sto parlando di Povia, quello che proprio come fa il piccione, per dire. L'immagine dei bambini sul palco, poi, intrattenuti dal clown con l'alto cappello a cilindro, è triste quanto stereotipata.
La famiglia si sostiene in altro modo. La famiglia è anche altro. E' princìpi, rispetto e solidità. Si preserva con l'impegno quotidiano, non con un giorno all'anno. Si sostiene con leggi ad hoc, non con le giornate in piazza. Si sostiene non rubando risorse, soprattutto economiche, per il tornaconto di pochi eletti, nel senso letterale del termine. "Un uomo, una donna e dei figli", diceva non mi ricordo più chi, intervistato rigorosamente con sottofondo di Povia. Ecco, su questo non sono d'accordo per mille motivi. Una famiglia è mio fratello con la sua compagna. Una famiglia sono le due sorelle che vivono insieme da decenni. Una famiglia sono i miei amici, entrambi uomini, che vivono insieme, si sostengono e regalano a che li conosce un ottimo esempio di rispetto, di sostegno reciproco e di considerazione. Molto più di quanto mi sia sentita rispettata io quando, durante una funzione, ho sentito il sacerdote tuonare contro le uonioni civili, contro i divorziati che si risposano, contro chi arriva tardi a Messa e fa la Comunione senza aver ascoltato le letture. Come se fosse la stessa cosa.
Io desidero, per i miei figli, una società in cui il rispetto sia un valore per davvero. Il rispetto per tutto ciò che la dignità ed il buon senso riescono a raccogliere sotto il loro nome.






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posted by Albamarina at 17:35 | |email