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Fatiche

15 aprile 2007
Si fa fatica a interagire con gli altri nel modo giusto. Non parlo di integrazione e di cinesi ora, no, parlo di famiglie, di amici, di compagni di viaggio quando il viaggio è il giorno prima e quello dopo. E' il fare o il decidere di non fare, e mentre decidi ne parli con tutti coloro che ti sono vicini, ché il viaggio non si fa da soli. Ma gli altri ti confondono, ti fanno sentire sbagliata anche quando sai che non stai sbagliando, stai solo amando come sai fare: essendo te stessa. Ami i figli, i fratelli, il compagno, i genitori, gli amici, così come sai. Nessuno ti insegna, nessuno corregge l'amore. E' istinto, impulso, slancio verso chi chiede; non si impara e non si modifica. Si cresce e si organizza la modalità di relazione, a volte funziona e altre no. E quando non funziona crolla come un castello di carte controvento, come un giunco troppo secco piegato in fretta. Allora tocca ricostruire, e costa fatica. A me ne costa molta, a me che investo nell'amore più di altri. Che ancora credo che amare sia sufficiente. Invece non lo è. Occorrerebbe saperlo fare su ordinazione, cambiando come un giocoliere abile e scaltro gli elementi di un gioco che non mi diverte.
E' amaro il gusto della mia cena, stasera. Amaro e secco come un deserto. Se Tacito fosse a casa mia, stasera, direbbe 'fanno il deserto e lo chiamano amore'.
 
posted by Albamarina at 21:39 | |email